30 ottobre 2013

Lustri fa: 14 ottobre 1986. Ore 19:37 - Antiche battaglie interiori

È buio. Scorrono i fari sulle strade, le stelle nel cielo. Sicuramente, sto pensando, in questo momento nel mondo qualcuno piange, qualcuno muore, altri fanno l'amore, e forse qualcuno sente cose simili a quelle che io sento. Forse in questo momento nel mondo qualcuno è simile a me. Siamo soli. Ora sono molto stanco, ansioso di esistere. Vorrei che questa penna potesse scrivere del mio cuore sul cuore delle persone, ma non può. Vorrei esprimermi e descrivere idee e fantasie, ma non so neanche conservare un filo logico. È strana cosa l’ansia di scrivere, perché ti fa soffrire, ma non ti aiuta quando vorresti che fossero le parole, le tue parole a guarirti dal dolore.
Vivere è difficile difficile difficile. Per chiunque. Essere omosessuali però è  veramente un destino ingrato, e la cosa peggiore, fra le tante, è sapere che anche se riesci ad arrangiarti, a vivere nella penombra, a vestirti di alibi, ammesso che questa condizione di clandestinità non ti torturi, sei ossessionato dal sapere che i ragazzi per strada, le signore sugli autobus, i vecchi nei bar, se sapessero di te, ti disprezzerebbero, ti considererebbero malato, degno di pietà. Sapere che anche la tua stessa madre, la tua unica vera donna, soffrirebbe per te se lo sapesse. Tutto questo fa pensare a quanto sia potente il potere delle opinioni della gente e quanto la storia possa rendere difficile la vita di alcuni. “Chi sono io” è  il normale angoscioso dubbio dell’intera umanità che comunque, fortunata, può dirsi “una persona come tante, normale”! Ed io cosa dovrei dirmi? Una checca? No. Un anormale, malato, tarato? Parte di una minoranza?
Ma la gente che costituisce questa minoranza, chi è? La società fornisce al bambino che cresce dei canoni, uno schema di comportamenti da criticare, vagliare, modificare, ma lo schema è già pronto, e crescere è personalizzarlo, migliorarlo. Ai gay invece non viene dato nessuno schema loro proprio, nessun suggerimento su come identificarsi in un tipo umano, oppure gli si offrono i modelli del disprezzo, della vergogna, degli eccessi dei travestiti, degli uomini che si sentono donne. Non bisognerebbe dimenticare però che anche i froci sono stati bambini e che a loro non è stata offerta nessuna identità oltre a quella di ruoli in cui proprio non riuscivano a trovarsi. Così siamo cresciuti per forza di cose biologiche, totalmente incerti, con l’onere gravissimo sulle spalle di inventarsi da soli una personalità, dei canoni che non fossero quelli dell’uomo-donna, né quelli del represso. Io non lo so ma forse è per questo che gli omosessuali soffrono e spesso non riescono a vivere in maniera serena ed equilibrata la loro condizione. Non è perché siano anormali o malati , ma soprattutto perché in tutta la loro vita vengono o privati di ruoli e schemi propri, così  da essere costretti a crescere pieni di odio verso il mondo, verso un mondo che seppure arrivasse a tutelare i loro diritti, e già sarebbe molto, non riuscirebbe comunque a tacitare il loro spirito tormentato dalla negazione, da un’infanzia ed una vita trascorse nella negazione.
Voglio piangere.