C'era un'ala variopinta di farfalla sull'asfalto, mentre in un nido delle uova si schiudevano ed io aprivo gli occhi o li chiudevo sugli attimi di un tempo qualsiasi.
C'erano le macchine sui ponti e topi nel fiume e rondini nel cielo e tanta pace nelle mie mani, mentre accetto, accetto anche il tuo volto nel fiume della mia pazienza.
Credevo che la serenità nascesse dalle conquiste della propria mente e di questa pelle che, ed è meraviglioso, vive; invece ora so che questa pace che vivo è stata forgiata nelle lave violente dei più sconfortanti dolori. E non la amo. Vorrei soffrire ancora e sentirmi bambino; non vorrei rimpiangere un mondo fatto di emozioni e di fiducia.
Non so cos'è che mi ha ucciso, ma le canzoni dei disillusi non hanno melodia ed io sento di avere tutta la vita da cantare, anche se il cuore non si inganna più, ricorda troppo bene il dolore per lasciarsi andare ancora.
Perciò continuo ancora a guardare il cielo e il buio, a seguire il volo dei gabbiani, a sedere con te sui gradini a fumare, a sentirmi ancora più lontano da tutto, anche dalle persone con cui parlo, che amo, che mi guidano.
Mi sfugge il senso di tutto questo ma sono stanco di pensare, per questo vivo.
01 febbraio 2011
Lustri fa: "Dormo ai piedi del mio ulivo" - 28 maggio 1985
Dormo ai piedi del mio ulivo,
dolcemente piango
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Pensieri d'altri tempi
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