Onde di ghiaccio, lente le mie ore scorrono sul volto della luna, ripenso e non piango. Vivere è una maledizione, è il brutto destino di un po' di carbonio; sfilacciato il pensiero umano circonda il senso delle cose, ma non esiste senso, neanche nelle nostre miracolose cellule, neanche nella nostra violenta voglia di vivere.
Siamo qui. E basta.
Sono cieco e non posso vedere il mio cuore, le mie mani che sfiorano i tasti di questo MondoComputer, ed è per questo che vivo. Intuisco la confusione imprevedibile e l'assurda regolarità che costituiscono la realtà, ma non riesco a sentire meglio, a percepire il suono orrendo di ciò che è fuori.
Il mondo non ha profumo, né si può toccare veramente, e neppure sulla mia pelle, o nella solitudine di tutti i miei sguardi, ritrovo la bellezza di capire un piccolo perché.
Piano però, nella luce debole del sole, attaverso le piume di piccoli pennuti, vedo una pace: è silenziosa, piccola, ma occupa il mio giorno, che non cresce più, non si illumina.
Tenebre e chiasso sono l'inferno che ritrovo ogni mattina, fra le lenzuola dei miei pensieri.
Non è molto il dolore, non è grande, scorre e scivola piano, mesto, ma non tenta neanche di uccidermi, ma piano incupisce i miei giorni e ritorno a vivere di sogni, uniche varianti alla logica ripetizione delle cose. Senza senso.
18 maggio 2011
Lustri fa: "Onde di ghiaccio" - 1 settembre 1986
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Pensieri d'altri tempi
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