Fili di sole nel sole del mattino,
seduto nella luce respiro
i sapori antichi dei miei anni,
pensando ad un amore,
all'infinito futuro,
cantando la mia primavera
A volte ti perdo e si spegne la tua luce e la tua speranza nei miei occhi, perché sei la dolce Fanciulla che il soffio dei giorni uccide. Eppure il tuo canto irradia nuova forza se nel silenzio del cuore risuona la pace nostalgica di una vita serena.
È mia la colpa se piango e dispero, perché ho fretta di abbracciarti e perdermi con te fra le erbe alte dei tuoi campi.
Sottesa è la mia anima dall'alato desiderio di ritornare a te, di vivere puro e santo, di un amore perfetto e divino, senza angoscie corporee, senza essere prigioniero di questa pelle che cambia colore e brucia d'amore.
Immalinconito è il mio cuore dal sogno di poter essere come quel giovane divino che ha chiamato la mia nascita, San Francesco, il giullare di Dio, "tutto serafico in ardore", che parlava alle creature del mondo e di Dio.
E tu Primavera sei la sua compagna, la sua luce, il suo specchio; ed io posso soltanto rimpiangere quello che la vita e la realtà negano, perfezione e purezza, che in me possono soltanto essere questa poesia con cui parlo di te, immaginaria donna del tempo circolare degli antichi, sorgente argentina del mio cuore, compagna dell'età dell'oro, quando anche io sapevo essere buono e santo, anche io sapevo solo amare, e lontano dal frenetico battere della fornace del tempo sedevo la mattina nel sole. Ed ero d'oro.
Nessun commento:
Posta un commento