Ho sognato il terremoto, ancora si annuncia l'uragano e nel giallo acido dei miei occhi brucia il cigno dalle piume rosse, la poesia è di polvere e sabbia, e lontani sogni, opachi come rondini in un mattino di nebbia, sfumano ancor più fra i pochi bagliori dei miei capelli. Aspri sapori di vuoto.
E verso le mie lacrime...
splendono un cielo, un cigno, uno specchio d'acqua.
Mattini pieni di caffè,
i fili dei tram,
ed il mio amore stanco di cuori freddi,
di solitudini taglienti.
Segni di vita sul mio volto,
lacrime e grida senza fiato.
Precipito straziato.
3 commenti:
mi piaciono questi versi 'antichi', sono di quelle che avevi dimenticato in qualche cassetto?
una c, manca una c e poi quelli, non quelle...sono distrutto, è stata una giornata difficile!
Dimenticato no... da tempo pensavo di... digitalizzarli... ma invano attendevano in effetti in un cassetto... Grazie!
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