19 ottobre 2011

Piccola nube passeggera

Al battito delle stelle e al respiro delle rose
ho risposto sfondando le pareti della mia mente.
Non ho trovato ragguagli utili nei tessuti d’oro,
e con pena per me stesso ho chiesto pietà:
tutti i miei anni sono passati sfarfallando
e non trovo un risveglio migliore
per questo sogno che dura da quarantasei anni.
Spetalando idee nate nel profumo di campagna,
corpi stretti ed emozionati i nostri
si aggrappano insieme per riuscire a durare.
Non avemmo pietà di noi e conserviamo la forza,
una riserva indiana di speranze e di domani,
raggomitolando giorni,
nel buio delle nostre notti insieme.

11 agosto 2011

Strade lunghe

S'annodano i profili dei pensieri
e scendono in corridoi lunghi e scuri,
percorrono con passi temerari
le strade lunghe di tempo e logica.
Sono i giorni eroici che stiamo vivendo
a dare un colore diverso a questo tempo.
Vite in corso, vite in corsa
per un sorriso all'arrivo,
per un tramonto, 
un albero che ondeggi nel vento. 
È. E noi semplicemente siamo.

25 luglio 2011

Viaggio

Il mio viaggio è un sentiero consumato,
Ma ogni passo è una stella.
Il rumore dei campi e il colore del grano
me li porto negli occhi.
Sfrecciano verdi pappagalli nei cieli di Roma
e capisco che il mondo è cambiato.
L'età sempre vagheggiata della forza di stare al mondo è giunta.
Per fortuna ho ancora le ali.

30 giugno 2011

Gli alberi della notte

Laggiù dove i denti della notte baluginano
non guardano l'orizzonte
e sorridono biechi alle nostre vite.
Ci siamo arrivati a quegli alberi
che crescono ai confini della notte?
Sbattiamo le ali del cuore
e ci lanciamo oltre
e ci respiriamo oltre
e ci solleviamo sopra.
Ma gli alberi della notte
sono sempre davanti, sempre lì.
Ancora non è arrivato il giorno,
nemmeno un filo d'alba,
continueremo a correre nella notte
verso quegli alberi lontani.

10 giugno 2011

Siamo noi



Due grandi navi che viaggiano affiancate,
siamo noi.
Ho stretto la tua mano ed ho danzato intorno ai confini del mio cielo.
Ho capito che siamo forti e immensi come eliche veloci,
grandi come le ali di un gabbiano,
viaggiamo senza tempo
e speriamo senza rimpianto.
Abbiamo disegnato il mondo che volevamo
e quando i colori venivano male
ci siamo stretti più forte e abbiamo alzato
il rombo dei nostri motori,
più veloci ancora, verso un luminosissimo orizzonte,
dove il firmamento canti,
la voce sicura e azzurra di cuori indomabili.

25 maggio 2011

Andando per cieli

Il ponte che abbiamo costruito con la materia dei nostri sogni
conduce all'altrove che splende sul fondo di questi occhi
che vogliono ridere. Lì continuiamo ad andare.
Ora che sei con me, voglio parlarti di quel ragazzo che ero,
che voleva essere uomo e dipingere un tempo che durasse
più di una vita, più di un numero preciso di giorni...
Ero un giovane dagli occhi verdi e sognanti
che cercava tra le pieghe dei cieli il sorriso di dèi gentili
che ricucissero i suoi strappi e i lembi delle sue ferite.
Intanto dipingeva l'orlo luminoso delle nuvole
con parole nuove e piene di speranzoso dolore.
Non capiva l'evolversi dei segni sul suo viso
ma ostinatamente spendeva il suo cuore
abbracciando.
Quel fanciullo ora si disegna più in alto negli anni.
Vive a un'altra velocità e regge forte la tua mano
ma sa di non essere altro che un ricordo 
rimasto lassù oltre quel ponte.

18 maggio 2011

Lustri fa: "Onde di ghiaccio" - 1 settembre 1986

Onde di ghiaccio, lente le mie ore scorrono sul volto della luna, ripenso e non piango. Vivere è una maledizione, è il brutto destino di un po' di carbonio; sfilacciato il pensiero umano circonda il senso delle cose, ma non esiste senso, neanche nelle nostre miracolose cellule, neanche nella nostra violenta voglia di vivere.
Siamo qui. E basta.
Sono cieco e non posso vedere il mio cuore, le mie mani che sfiorano i tasti di questo MondoComputer, ed è per questo che vivo. Intuisco la confusione imprevedibile e l'assurda regolarità che costituiscono la realtà, ma non riesco a sentire meglio, a percepire il suono orrendo di ciò che è fuori.
Il mondo non ha profumo, né si può toccare veramente, e neppure sulla mia pelle, o nella solitudine di tutti i miei sguardi, ritrovo la bellezza di capire un piccolo perché.
Piano però, nella luce debole del sole, attaverso le piume di piccoli pennuti, vedo una pace: è silenziosa, piccola, ma occupa il mio giorno, che non cresce più, non si illumina.
Tenebre e chiasso sono l'inferno che ritrovo ogni mattina, fra le lenzuola dei miei pensieri.
Non è molto il dolore, non è grande, scorre e scivola piano, mesto, ma non tenta neanche di uccidermi, ma piano incupisce i miei giorni e ritorno a vivere di sogni, uniche varianti alla logica ripetizione delle cose. Senza senso.

20 aprile 2011

Primavera 2011


Che bello amore respirare l'aria fresca di primavera e camminare su
petali caduti che cambiano colore.
Un giorno nuovo brilla sulle nostre teste e io sono felice perché
ballare con te e vedere quella luce nei tuoi occhi accende tutte le
speranze e sento il futuro, un canto fatto con le nostre voci.

23 marzo 2011

Lustri fa: "Rosmarino" - 10 marzo 1986

...e quest'anno il rosmarino 
ha scelto di fiorire.
Odoroso ancora dell'aspro verde
della macchia alta sulle scogliere,
ha scelto.
E dolce si è tinto di piccoli batuffoli di cielo,
fiori tenui, miti e sobri,
palpitanti segni della bellezza
che resiste ovunque nei cuori.
Il rosmarino fiorisce a primavera,
e con lui le viole e le mimose,
ospite ignorato dei gesti d'amore,
timido compagno 
di un'impervia natura primaverile,
sulle scogliere, vere e lontane amanti.

01 marzo 2011

Lustri fa: 27 giugno 1985

Sconvolto e solo, nell'indicibile complessità del male,
mi perdo ancora tra le lacrime.

Lustri fa: "Guardavo il tempo passare" - 17 giugno 1985

Guardavo il vento passare
tra le mie mura.
Scintillavano i rubini
sul fondo scuro del mio sguardo,
e la pioggia... scendeva.

Orizzonti e prigioni,
sorrisi e fulmini,
e lento, sacro, scorre
tra sponde arcane
un fiume di acque grige,
vita, silenzio e pazienza.

Ed io, come pioggia, scendevo,
sciogliendomi sul mondo,
e alzando ancora gli occhi
vedevo il cielo di ieri,
e onde di nuvole come segni
di ogni possibile futuro,
e gridavo ancora di me,
nella scia del sole.

07 febbraio 2011

Eccolo qui un pensiero

Nominalmente leggero, impensato sfarfallio mentale,
ragionevole carezza sul volto di un tempo personale,
abbracciato a questo uomo che spera e sogna.
E il tempo è una dimensione finita,
una rosa che sboccia ma sfiorirà
e semina semi contemporanei, forse.

Ci sei tu e ci sono io
e tutti i pensieri di una vita lunga ormai:
non compongono nessun bandolo,
nessun gomitolo, nessun ordito...

solo la tranquillità e la gioia,
la rabbia e la stanchezza,
le risate e le lacrime,
i progetti ancora
non concepiti
insieme.

Eccolo qui il pensiero di me e di te.

01 febbraio 2011

Lustri fa: "Dormo ai piedi del mio ulivo" - 28 maggio 1985

C'era un'ala variopinta di farfalla sull'asfalto, mentre in un nido delle uova si schiudevano ed io aprivo gli occhi o li chiudevo sugli attimi di un tempo qualsiasi.

C'erano le macchine sui ponti e topi nel fiume e rondini nel cielo e tanta pace nelle mie mani, mentre accetto, accetto anche il tuo volto nel fiume della mia pazienza.

Credevo che la serenità nascesse dalle conquiste della propria mente e di questa pelle che, ed è meraviglioso, vive; invece ora so che questa pace che vivo è stata forgiata nelle lave violente dei più sconfortanti dolori. E non la amo. Vorrei soffrire ancora e sentirmi bambino; non vorrei rimpiangere un mondo fatto di emozioni e di fiducia.

Non so cos'è che mi ha ucciso, ma le canzoni dei disillusi non hanno melodia ed io sento di avere tutta la vita da cantare, anche se il cuore non si inganna più, ricorda troppo bene il dolore per lasciarsi andare ancora.

Perciò continuo ancora a guardare il cielo e il buio, a seguire il volo dei gabbiani, a sedere con te sui gradini a fumare, a sentirmi ancora più lontano da tutto, anche dalle persone con cui parlo, che amo, che mi guidano.
Mi sfugge il senso di tutto questo ma sono stanco di pensare, per questo vivo.

Dormo ai piedi del mio ulivo,
dolcemente piango

05 gennaio 2011

Lustri fa: "Il folletto e la fiaccola" - 23 maggio 1985

Negli oscuri antri, nei labirinti della vita, da molti anni ormai un folletto si aggirava, ricco di fiducia in sé e di gioia, per il mondo, allegro, saltellava ovunque. Non lo sgomentavano i lamenti, le insidie, le grida, che le tenebre nascondevano. Nel suo viaggio nulla gli faceva paura.

A momenti però la stanchezza lo coglieva, poiché in quelle tenebre il suo vivace incedere lo faceva incappare in grovigli di dolore, in cavità ignobili, che minacciavano la sua gioia, che tentavano di trattenerlo. Il folletto non lo sapeva ma ogni antro del labirinto era nato da una lacrima di dolore e rimanere da soli equivaleva a permettere a quei luoghi di esercitare il loro crudele influsso, troppo forte anche per quel giocoso spiritello.

Molto lontano intanto, in un uno dei recessi più ascosi della vita, una luce brillava. Quel chiarore, che proiettava vaghe mobili sagome sulle pareti della roccia nera e ruvida, era un fiaccola che da tempo ardeva emettendo luce, bruciando e consumandosi nel suo dolore, radiosa ma stanca di non poter cercare altrove tenebre più fitte da dissipare, o un mondo migliore.
Quelle pareti opache e scabre, quella volta bassa e opprimente, non potevano ricevere ulteriori benefici dalla sua luce e dal suo calore. In quella caverna non c'era più il dolore nero della morte, ma solo il tormento dell'anima, la luce della fiaccola, e pietra ovunque, senza vita, senza amore. La fiaccola meditava, mentre le sue fiamme si facevano più azzurre, sul mistero della solitudine, aveva bisogno di qualcosa, di qualcuno con cui iniziare un viaggio.

E mentre l'aria, sempre più soffocante, cominciava a illanguidire quella fiamma, la fiaccola percepì una presenza, un essere figlio della luce che come lei soffriva in quei luoghi dell'oscurità. Subito la sua gioia si tramutò in luce e vivide le sue fiamme irradiarono un richiamo all'intorno. Anche il folletto, guidato da quella luce, si fece più veloce e vivace che mai, ed in un batter d'occhio eccoli uno di fronte all'altra, a cambiare il senso di quella oscurità.

Ora, e sono passati molti secoli, negli oscuri antri della vita, scavati dal dolore e dalla morte. Dove la pietra è nera e scabrosa, fa un po' meno freddo ed è un po' meno buio. Per molto tempo infatti il folletto e la fiaccola sono stati visti vagare allegramente in quei meandri, felici della loro unione, della loro gioia, dello spirito girovago dell'uno e della luce dell'altra.

Come per incanto, al loro passaggio in quel buio angosciante, nascevano fiori di cristallo, testimonianze di luce e amore, gemme pure e radiose che racchiudevano il segreto di due anime e del loro eterno viaggio. E quei cristalli ricordano, e ricorderanno, a tutti gli sguardi spenti dal dolore che vacui scrutano le tenebre che un amore può illuminare di gioia perfino questa vita.